Ci sono persone così povere che l'unica cosa che hanno sono i soldi.

Santa Madre Teresa di Calcutta

mercoledì 19 luglio 2017

London Lies



Prendete una donna non ancora trentenne, e quindi ancora alla ricerca del senso della vita, Emma Woodhouse, prendete un belloccio di New York, David Wilson, e catapultatelo dalla stratosfera a Londra, proprio nell’ufficio di consulenza aziendale strategica dove lavora Emma, e infine immaginate il cognato di lei, Matthew Hunt, di cui Emma è perdutamente innamorata, a sua insaputa, che è in procinto di sposarsi con una austera e menzognera geisha giapponese.

Mescolate il tutto con una Londra (e dintorni) affascinante e luccicante, nonostante il suo grigiore climatico, aggiungete q.b. di relazioni velenose vissute sul luogo di lavoro, più simile ad un covo di vipere che altro, dove si elaborano innovative strategie per eliminare i rivali (sia in amore che di carriera); insaporite il tutto con i familiari di Emma, sorella, nonna, zii e nipoti indisciplinati, che coinvolgono, e sono coinvolti da Emma in divertenti episodi, e infine servite il tutto con eleganza di stile e brillantezza di scrittura.

Ecco gli ingredienti di questo dolce (potremmo immaginarlo un riuscitissimo crumble di mele per restare in tema), cucinato a puntino dalla scrittrice Silvia Molinari, alla sua seconda esperienza letteraria.

London Lies è un romanzo coinvolgente sin dalle prime pagine: la storia, che all’inizio può far pensare ad un romanzo rosa, estivo, da leggere sotto l’ombrellone, non deve ingannare. In realtà London Lies, letto con attenzione, è un romanzo dove le relazioni uomo – donna sono analizzate in profondità sotto diversi aspetti, sentimentali, lavorativi, generazionali, in modo preciso, originale e con taglio ironico.

È la vis comica che pervade tutto il romanzo, infatti, la chiave del successo di quest’opera. Raramente ci è capitato di leggere, tra le recenti pubblicazioni, un romanzo così accattivante, capace di raccontare episodi anche banali della vita di tutti noi, in modo così divertente ed ironico.

Non vi raccontiamo il finale, per ovvie ragioni, ma vi consigliamo di scoprirlo da soli e, arrivati alla fine, proverete forse, come noi, una spiacevole sensazione di abbandono, tanto vi eravate abituati al mondo magico e frizzante dentro il quale vi aveva accompagnato questa lettura.

Il romanzo è acquistabile nelle due versioni, ebook e cartacea, su Amazon e nei principali internet store. Da non lasciarselo sfuggire.

Silvia Molinari, London Lies, Amazon Media EU, 2017

venerdì 14 luglio 2017

Voltagabbana



Da quando sono stati resi noti i risultati dei ballottaggi amministrativi, che hanno visto l’indubbia vittoria delle coalizioni di centro destra, ancorché inaspettatamente per alcuni commentatori, appare evidente che tra i parlamentari italiani qualcosa è cambiato: l’aria che respirano. E l’aria non tira più verso la Toscana del riconfermato segretario PD, ma scavalca il Po e va su, più a Nord, per fermarsi nell’afosa Brianza, nel comune di Arcore.

Intendiamoci, il cambio di casacca dei nostri parlamentari non è un fenomeno né nuovo, né sconvolgente. Ogni Legislatura ha visto innumerevoli transumanze in corso d’opera, e quindi anche gli ultimi salti sul carro del presunto vincitore (Berlusconi) non ci stupiscono. 

Però, ogni volta che ne leggiamo sui giornali, questi cambiamenti aumentano la delusione nei confronti di una classe dirigente composta da persone, ciascuna delle quali dovrebbe rappresentare la Nazione, e che invece pare proprio abbia a cuore unicamente sé stessa e il proprio interesse. Che, nel contingente, sarebbe quello di trovare il porto sicuro per una prossima rielezione, visto che ormai la Legislatura è agli sgoccioli.

Inutile fare nomi e cognomi di questi onorevoli deputati e senatori, non sono quelli che ci interessano e poi non li riteniamo meritevoli di essere ricordati, meglio dimenticarli e non fare pubblicità gratuita.

Sarebbe moralmente giusto però che gli elettori di questi personaggi, che sicuramente nella loro circoscrizione elettorale sono ben conosciuti, si ricordassero di costoro il giorno fatidico delle elezioni, e li ignorassero.

Tale comportamento sarebbe una concreta e tangibile lezione di civiltà per coloro che iniziano la Legislatura in un partito all’opposizione, poi passano nella cordata di governo, e alla fine della Legislatura sentono il dovere morale di ripassare all’opposizione, sperando, beati loro, che l’ultimo partito scelto sarà al governo nella Legislatura seguente. Il tutto per poter ambire a qualche posto di vice ministro, di vice segretario, di vice qualcosa…

Esiste una soluzione? Posto che per fortuna la maggioranza degli onorevoli è moralmente e politicamente coerente per tutta la durata della Legislatura, forse l’unico disincentivo ai cambi di casacca effettuati per interesse sarebbe quello di limitare per legge a due Legislature il numero massimo di volte consecutive per poter essere eletti in Parlamento.

Governare gli italiani, diceva qualcuno, è impresa quasi impossibile, ma anche essere governati da italiani mette a dura prova la pressione arteriosa…